Per i cittadini che hanno avuto modo di vedere quanto è stato fatto agli alberi del Roncolido è stato un colpo al cuore: un pezzo di area verde è stata duramente maltrattata dalla capitozzatura degli alberi, una pratica vietata anche dal regolamento comunale.

Si tratta  purtroppo di un intervento che ha gravemente danneggiato la vetrina forlivese di passaggio di un percorso naturalistico fluviale che segue la Via Romea Germanica, che attraversa un sito naturalistico di importanza comunitaria.

La sicurezza delle persone viene al primo posto, è chiaro, ma le querce barbaramente amputate se lasciate in pace sono alberi resistenti. Sono proprio questi attacchi alle piante che le indeboliscono e ne mettono a rischio la futura stabilità, aumentando la probabilità di cadute in futuro. I tagli forzati e così estesi espongono inutilmente gli alberi agli attacchi di agenti patogeni, cancri del legno, insetti che si nutrono del legno vivo. I pioppi e gli aceri sono ancora più sensibili ai tagli e alle potature, che vanno eseguite a regola d’arte e con cura, proprio perché si espongono alla carie del legno anticipandone la fine.

Per questo le giustificazioni dell’assessore non si reggono dal punto di vista puramente scientifico, e per trasparenza sarebbe opportuno che pubblicasse le analisi tecniche, si spera effettuate da esperti indipendenti che non avevano interesse diretto nel progetto, che hanno spinto l’amministrazione a questo scempio.

Certamente è difficile credere che tutti i rami dell’area siano diventati tutto d’un tratto pericolanti e andassero tutti eliminati.

Ci pare più probabile che quegli alberi fossero un fastidio per il progetto da milioni di euro sull’area, che verrà presentato pubblicamente al quartiere giovedì (a lavori già avviati).

Su questo ci chiediamo: veramente la Giunta è convinta che non fosse necessario un adattamento del vecchio progetto predisposto prima dell’alluvione del 2023. In quella occasione l’acqua e il fango hanno completamente riempito proprio il punto dove dovremmo costruire le nuove strutture ed è totalmente sbagliato non volerne tenerne conto, per esempio spostando il ristorante in una zona sopraelevata.

Cosa non è chiaro delle parole degli esperti, che dicono che occorre ridare spazio ai fiumi?

Chi pagherà i danni alle strutture in caso l’acqua torni a riempire il Roncolido?

Alessandro Ronchi e Cristina Mengozzi

Categorie: Generale

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