11 milioni di mascherine usa e getta ogni giorno.

Questo è il numero che ogni giorno verrà consegnato e gettato nell’indifferenziato.

La sicurezza e la salute dei ragazzi e delle loro famiglie deve essere al primo posto, ma esistono alternative equivalenti, con la stessa certificazione e riutilizzabili.

Le mascherine riutilizzabili che rispettano i requisiti della norma EN 14683:2019 forniscono la stessa protezione ma permettono una riduzione dei rifiuti prodotti, ed al contrario di quelle monouso vengono spesso prodotte in Italia.

La loro adozione comporta certamente uno sforzo organizzativo per il lavaggio, e se non si ritiene opportuno responsabilizzare le famiglie si può pensare di sfruttare le lavanderie degli istituti che ne sono già in possesso, o aziende locali che effettuino questa operazione.

La spesa, considerato il costo di produzione e di smaltimento confrontato con quello del servizio di lavaggio, non aumenterebbe.

Riteniamo che si possa partire presto con progetti pilota e verificare con gli organi sanitari e tecnici la rispondenza dei criteri di sicurezza.

Di seguito trovate un approfondimento sul tema.

Approfondimento

Il Protocollo dintesa per garantire lavvio dellanno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di Covid-19 del 6 agosto scorso non ha fornito indicazioni precise sulla tipologia di mascherine che gli studenti devono utilizzare allinterno dei locali scolastici, sottintendendo, quindi, che siano utilizzabili sia le mascherine chirurgiche, sia le cosiddette mascherine di comunità, definite dai vari D.P.C.M. come mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire unadeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso.

Dato che lo scopo della mascherina, a differenza dei facciali filtranti (tipo FFP2 o FFP3) è non tanto proteggere dal virus, dato che la protezione è limitata, ma proteggere le altre persone dal droplet potenzialmente infetto di chi la sta indossando, è evidente come le mascherine chirurgiche marcate CE e quindi rispondenti alla norma EN 14683:2019 siano quelle che offrono una protezione certa. 

Le mascherine di comunità, potendo essere anche auto-prodotte con materiali vari, non possono garantire un equivalente standard di protezione.

Bene ha fatto il MIUR, per tutelare ulteriormente lambiente scolastico, dove si trovano a permanere nello stesso locale per parecchie ore numerose persone, a consegnare a tutte le scuole italiane una fornitura di mascherine chirurgiche marcate CE per tutti gli studenti e a tutto il personale da utilizzare in tutte le situazioni in cui non è possibile garantire il distanziamento.

Tuttavia tale soluzione comporterà la produzione di circa 11 milioni di mascherine esauste al giorno derivanti dalle sole scuole, dato che, come è noto, tali dispositivi sono usa e getta. Mascherine esauste che si andranno a sommare alla già ingente quantità di rifiuti giornalieri prodotti per affrontare questemergenza mondiale.

Occorre sottolineare, tuttavia, che esistono in commercio anche delle mascherine chirurgiche lavabili e riutilizzabili, anchesse marcate CE, che rispettano i requisiti della norma EN 14683:2019 e ciò significa che sono perfettamente equivalenti, in termini di sicurezza, alle mascherine chirurgiche usa e getta. Mascherine chirurgiche lavabili certificate, quindi, non mascherine di comunità.

È evidente come la scelta di utilizzare mascherine chirurgiche lavabili sia assolutamente preferibile, in quanto non comportano limmane produzione di rifiuti di quelle usa e getta, tuttavia comportano una gestione che va organizzata nel dettaglio.

Se fornire mascherine chirurgiche usa e getta alle famiglie ci permette di avere una relativa garanzia del fatto che vengano utilizzate, rispetto alla semplice richiesta di dotazione autonoma (cosa che avrebbe comportato dei costi non insignificanti nellarco dellanno scolastico), risulta evidente che anche uneventuale scelta in merito alle mascherine chirurgiche lavabili debba essere organizzativamente equivalente.

Dovendo fare una scelta eticamente più sostenibile, dovrà essere sempre e comunque lente pubblico a fornire alle famiglie le mascherine chirurgiche lavabili, dato che non si avrà mai la certezza che tutte le famiglie, dovendolo fare autonomamente, le acquistino.

Va inoltre organizzata la gestione del lavaggio.

Esistono diverse tipologie di mascherine chirurgiche lavabili certificate in commercio, alcune con procedure di lavaggio e disinfezione relativamente semplici, altre piuttosto complesse. Lasciare che il lavaggio venga gestito dalle famiglie potrebbe risultare controproducente dal punto di vista sanitario, dato che non si avrebbe la garanzia della sua corretta esecuzione (mancato lavaggio, lavaggio non conforme alle istruzioni del produttore, uso di prodotti non adatti e tossici, ecc.).

Daltra parte investire sulla formazione e responsabilizzare le famiglie sulla questione del lavaggio potrebbe essere utile anche a diffondere le buone pratiche igieniche che poi ricadrebbero positivamente anche sui genitori, quindi anche questa ipotesi non sarebbe da scartare a priori.

Una soluzione potrebbe essere la gestione del lavaggio da parte dello stesso ente pubblico, le stesse scuole quando ciò dotate di lavanderia. Esistono molte mascherine chirurgiche lavabili disponibili in commercio le cui istruzioni per il riutilizzo prevedono anche operazioni semplici come un lavaggio in lavatrice a 60°C o comunque altre procedure poco complesse. Operazioni, quindi, che potrebbe essere svolte anche direttamente dalla scuola, se dotata di lavatrici, o da aziende esterne, anche per più scuole.

In merito ai costi, che vanno quantificati e confrontati, le mascherine chirurgiche lavabili certificate costano singolarmente di più di quelle usa e getta, ma se riutilizzate questa spesa si abbatte. Al costo unitario andrebbe aggiunto quello del lavaggio e considerato il risparmio in merito alla gestione dellimmane quantitativo di rifiuti generati dalle mascherine usa e getta. 

Non è detto quindi che non si possa comunque giungere anche a un risparmio rispetto alluso delle mascherine usa e getta.

In accordo col Ministero si potrebbero sperimentare delle aree in cui attivare luso delle mascherine chirurgiche lavabili in sostituzione di quelle usa e getta, al fine di sperimentare la fattibilità su larga scala della proposta e quantificare la spesa complessiva. 

Ovviamente con il supporto del Servizio Sanitario, per garantire delle procedure di riutilizzo che siano sufficientemente sicure per gli utenti.

Va anche sottolineato che la quasi totalità delle mascherine chirurgiche usa e getta vengono prodotte allestero, più che altro in Cina, comportando, quindi, anche uno spostamento di merci per migliaia di chilometri, mentre quelle lavabili sono per lo più prodotte in Italia e quindi questa scelta potrebbe anche incentivare leconomia locale, già duramente provata dallemergenza Covid-19.

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