Ma ARPAE non se ne è neppure accorta
L’AVVISO a tutti i Comuni e le Pubbliche Amministrazioni del territorio che decreta la – SOSPENSIONE DEI PRELIEVI DAI CORSI D’ACQUA FIUME MONTONE E RABBI NEL TERRITORIO DI COMPETENZA DELLA STRUTTURA AUTORIZZAZIONI E CONCESSIONI DI FORLI è stato emanato da ARPAE solo il 21 agosto 2020, con una nota tanto tardiva quanto ormai inutile.
L’ordinanza non è stata neppure comunicata agli organi di stampa per una doverosa informazione alla cittadinanza.
L’avviso reca il protocollo 120885/2020 del 21/08/2020 e con esso ARPAE blocca oggi i prelievi di acqua nei due fiumi che non sono stati presi in alcuna considerazione a luglio, quando era stata emanata una analoga ordinanza di divieto di prelievo per i fiumi Ronco e Savio
Si chiude la stalla dopo che sono scappati i buoi. Gli alvei del Montone e del Rabbi alla confluenza in corrispondenza del parco urbano di Forlì ora sono drammaticamente asciutti.
I controlli, che evidentemente non sono stati fatti o che sono stati assai tardivi, avrebbero dovuto portare a un tempestivo provvedimento che avrebbe potuto limitare le conseguenze del periodo siccitoso.
I danni agli alvei e all’habitat fluviale sono evidenti.
Cosa non ha funzionato?
Sicuramente la riforma regionale del 2015 che ha mischiato e frammentato le competenze fra Servizi di bacino e Arpae ha dato il suo contributo negativo, dimostrando quanto siano sbagliate riorganizzazioni fatte a tavolino, sulla base di principi tanto astratti quanto privi di riscontro nella realtà.
Senza dubbio la riorganizzazione o riforma di 5 anni fa ha dimostrato di essere stata fatta senza avere ben presente, come in questo caso, che i fiumi sono organismi unitari e che come tali vanno trattati e gestiti, dalla sorgente alla foce, comprendendo tutte le funzioni che li riguardano a cominciare dai prelievi di acqua, dalla gestione delle aree demaniali ai controlli e alla vigilanza..
Invece le competenze frammentate fra diverse “agenzie” hanno fatto sì che tutto sia diventato meno efficiente e più complicato, a cominciare dalle “pratiche” per i cittadini, mentre i controlli come dimostrano i fatti odierni non vengono più effettuati, così i fiumi, come i cani dei due padroni dell’adagio, muoiono e questa volta di sete.