Sauro Turroni, candidato a Presidente della Provincia di Forlì – Cesena

Appena laureato in architettura, attirato dalla esperienza degli uffici di piano che in questa Regione si istituivano secondo un progetto che intendeva dotare le pubbliche amministrazione di proprie strutture tecniche in grado di pianificare le nuove parti città, di recuperare gli insediamenti storici e di gestire l’attuazione dei piani, decisi di lavorare in un Comune.

Fu una scelta che non rimpiango, fu una stagione di grande entusiasmo e progetti, con amministratori lungimiranti che sapevano avvalersi delle professionalità tecniche, rispettandone l’autonomia e apprezzandone la professionalità.

Ho potuto fare piani e progetti, realizzare opere, gestire consorzi, fare il primo piano paesaggistico di una intera regione : tutte cose che derivano da quella scelta iniziale e che probabilmente, senza di essa, non avrei potuto fare, per livello e importanza.

Col tempo quella stagione è finita, sono scomparsi la lungimiranza e in molti casi il rispetto per l’autonomia e l’apprezzamento per la professionalità.

E’ cambiato anche lo stesso ordinamento degli enti locali, con i consigli privati di ogni competenza e giunte sempre più distanti da una visione generale dei problemi dell’intera comunità amministrata e sempre più disponibili a rispondere alle singole richieste particolari, con strumenti inventati ad hoc, come gli accordi di programma o le conferenze di servizio che decidono politicamente sui progetti contro i pareri tecnici.

La soppressione di ogni strumento di controllo preventivo e la sottomissione, di fatto, dei segretari generali a sindaci e presidenti, ha reso le amministrazioni libere di applicare, nei fatti, la legge secondo proprie interpretazioni, spesso lontane dalla imparzialità e spesso anche legittimità.

Ai cittadini resta, per scelta legislativa che dobbiamo tutti al ministro Bassanini, solo la possibilità di fare costosi e lunghissimi ricorsi al TAR ( che fra l’altro l’attuale maggioranza di governo vuole ulteriormente ridurre).

Lo strapotere delle Multiutility e la loro influenza ( per essere generosi ) nelle scelte delle Amministrazioni ha fatto il resto, in un corto circuito in cui i controllori possiedono le azioni dei controllati e la elezione del Presidente dell’Ato dipende politicamente dagli equilibri che si riescono a realizzare fra i comuni – azionisti e partiti di riferimento.

Ora molte volte i dirigenti vengono scelti direttamente, è scomparso quasi del tutto il principio in base al quale la PA è al servizio di tutti e non come si pretenderebbe di una parte sola, quella delle forze politiche che hanno vinto le elezioni.

Molti servizi sono stati esternalizzati, con la scusa del risparmio, facendo perdere competenze e professionalità, offrendo alla fine un servizio di qualità inferiore a quello fornito in precedenza.

Ragioni di bilancio e blocchi delle assunzioni hanno fatto dilagare il precariato e hanno indotto le amministrazioni a far crescere in modo esponenziale le aree edificabili al fine di ottenere oneri concessori ed ICI per le proprie attività.

Se a tutto ciò si aggiunge la devastante azione messa in campo dal Ministro Brunetta che ha aizzato i cittadini contro i dipendenti pubblici, facendo di ogni erba un fascio e delegittimando la pubblica amministrazione, secondo il disegno di sostituirla con strutture private, si comprende come sia necessaria una profonda azione riformatrice che le restituisca autorevolezza, imparzialità, competenza e ruolo.

Anche chi governa una amministrazione locale può fare molto, innovando, riportando al centro della propria azione il rigore e l’equità, nel rispetto delle regole e dell’ambiente, garantendo contemporaneamente ai pubblici dipendenti quell’indipendenza e terzietà che la Costituzione attribuisce loro, troppo spesso forzate e disconosciute.

Facendoli partecipi e protagonisti di progetti, arricchendone la professionalità e pretendendo che essa venga messa a disposizione dell’ente per cui lavorano.

Premiando chi lavora, facendolo partecipe di un progetto comune per il quale sia bello lavorare nell’interesse della comunità alla quale si appartiene.

Ritengo che debbano ritornare i tempi in cui i migliori staranno dentro la pubblica amministrazione e che essi avranno, ad esempio nel campo tecnico, nuovamente la possibilità e la volontà di progettare opere come di grande qualità, come fu per lo stadio di San Siro, mirabile progetto dell’ingegnere capo del Comune di Milano dell’epoca.

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