La quarta grave alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna in poco più di un anno ci obbliga a fare i conti con le vere cause di questi eventi drammatici e con le soluzioni da mettere in campo con urgenza.

E’ evidente che le cause non siano la pulizia dei tombini o la presenza di tassi e nutrie introdotte dal sud America per la produzione di pellicce, con gravi danni al nostro ecosistema.

Guardando alle serie storiche appare chiaro che questi eventi siano stati di portata eccezionale, che un tempo si ripetevano meno di una volta ogni cinquant’anni o addirittura secoli.

L’evento più recente ha visto cadere oltre 190mm di pioggia su Cesenatico in poche ore, su un terreno già saturo: un volume che solitamente si riceve in due mesi, che dimostra come la frequenza e l’intensità di questi eventi siano legate al cambiamento climatico in atto.

Il riscaldamento globale, infatti, sta amplificando questi fenomeni, fornendo maggiore energia agli eventi temporaleschi e aumentando la capacità dell’atmosfera di trattenere vapore acqueo. Infatti il Mar Mediterraneo ha registrato tra luglio e settembre temperature medie senza precedenti in epoca satellitare, e, nonostante le perturbazioni autunnali continua a essere più caldo rispetto alla media storica.

Questo è un campanello d’allarme che ci ricorda come l’intensificazione degli eventi meteorologici sia ormai una realtà con cui dobbiamo fare i conti.

Oltre al cambiamento climatico, dobbiamo riconoscere le numerose fragilità del nostro territorio, che accentuano l’impatto di questi fenomeni. La cementificazione eccessiva impedisce alle acque piovane di essere assorbite dal terreno, causando un rapido deflusso verso i corsi d’acqua, molti dei quali sono stati ridotti nella loro capacità o addirittura tombati.

Anche la gestione degli alvei fluviali richiede un approccio più attento: l’asportazione dei sedimenti, spesso vista come una misura necessaria, può avere effetti negativi, accelerando il flusso delle acque verso le città e aumentando l’erosione delle sponde.

Occorre investire risorse sull’agenzia regionale per la sicurezza territoriale raddoppiandone il personale e la capacità di finanziare opere, e separare le sue funzioni dalla protezione civile per avere una maggiore specializzazione e concentrazione di personale qualificato sulla prevenzione. Dobbiamo smettere di costruire in zone a rischio, dentro e fuori i perimetri urbanizzati.

La situazione è molto più complessa di quanto alcuni dibattiti sui social possano suggerire. La causa purtroppo non è un singolo fattore, ma una combinazione di eventi estremi e fragilità strutturali del nostro territorio. È il momento di agire con decisione per proteggere il nostro territorio e prevenire ulteriori catastrofi.

Sara Londrillo

Capolista Alleanza Verdi e Sinistra

Nella provincia di Forlì-Cesena.

Categorie: Generale

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