Ci eravamo liberati dell’assessore alla cultura che con le sue iniziative ha messo a repentaglio il patrimonio storico e artistico della città ed ecco che irrompe sulla scena l’assessore ai lavori pubblici per magnificare uno degli interventi più devastanti di sempre, la nuova orrenda costruzione del quarto lato del secondo chiostro del San Domenico.

Ma cosa ha fatto di male il San Domenico da meritarsi di essere continuamente minacciato da coperture di cemento e antistoriche, da ogni lato? Piace davvero così poco a questa giunta la sua vista?

Questa volta si tratta di una volgare struttura che nulla ha a che fare con l’ antico convento di cui, vogliamo ricordarlo, è prescritto il restauro e non la cosiddetta “rigenerazione urbana”, nuovo mantra utilizzato per nascondere ogni nefandezza.

L’assessore si avventura poi a descrivere le emergenze archeologiche che verranno messe in luce dagli scavi e ne annuncia trionfante l’esposizione, dimenticando che c’è un luogo dedicato, caso mai si volesse fare capire qualcosa delle stratificazioni storiche che nei secoli hanno trasformato e costruito quella parte di città: infatti sotto il San Giacomo esiste già un Museo dei reperti, delle celle funerarie e delle strutture dell’antico complesso conventuale che la sua amministrazione utilizza come deposito di poltrone ed altre attrezzature.

Ma se è vero che dagli scavi emergeranno gli “elementi che permetteranno di valorizzarne le dimensioni e le caratteristiche, attivando poi le fasi di rilievo, catalogazione e recupero delle porzioni più significative” perché non li si vuole utilizzare per restituire alla città, seppure con forme moderne come è successo per la copertura crollata della chiesa di San Giacomo, ciò che il tempo ha distrutto?

Il restauro di una parte di città già manomessa da interventi devastanti come il pareggio bunker finalmente demolito e la barcaccia che attende da 50 anni il piccone, è cosa delicata, complessa che non può essere semplicisticamente affrontata con le pressappochistiche motivazioni dell’assessore ai lavori pubblici, come se si trattasse di una rotonda qualsiasi.

Non è troppo tardi, siamo ancora in tempo per progettare un restauro che sia rispettoso della struttura originaria e non ne deturpi la bellezza.

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