Ogni estate sempre peggio; il regime delle piogge si è talmente alterato da aver trasformato a tutti gli effetti i nostri fiumi (che peraltro sono sempre stati definiti “a carattere torrentizio”) in torrenti.
Di questo se ne sono accorti tutti, ma pare non abbiano alcuna intenzione di accorgersene tutti quei soggetti che traggono profitto attingendo a piene mani dalle acque pubbliche e liberandosi dei propri rifiuti liquidi riversandoli nel più vicino corpo idrico disponibile.
Così, nell’indifferenza generale, avanza l’agonia dei fiumi forlivesi, che anno dopo anno, a mano a mano che scendono verso valle, perdono vita e si riducono a piste ghiaiate intervallate da pozze maleodoranti, luoghi in cui i pesci e tutti gli altri esseri acquatici sono condannati a morte lenta.
I divieti di attingimento arrivano sempre troppo tardi e vengono regolarmente elusi da chi fino ad oggi ha sempre pagato tasse ridicole per attingere migliaia di metri cubi (di un bene comune) ad uso irriguo e non è disposto a rinunciare alle proprie mono-colture avide d’acqua, sovradimensionate rispetto alla capacità idriche del territorio.
D’altra parte, le attività produttive che nel fiume scaricano i loro liquami tendono a minimizzare le spese di depurazione e sempre più spesso assistiamo a “rilasci accidentali” di sostanze inquinanti in forma concentrata, che assestano un micidiale colpo di grazia al fiume.
Il Rabbi scomparso, il Montone ricoperto in questi giorni di liquame suino con morie di quintali di pesce, il Tramazzo rosso di scarichi industrali (vedi ultime foto, di 10 gg fa), il Bidente nero come una fogna a cielo aperto. Questo è il bollettino di una decadenza ecologica inaccettabile per una società “civile”.
Attendiamo risposte adeguate alla gravità della situazione da parte della politica, prima che sia veramente troppo tardi.
Nel frattempo, il WWF farà la sua parte, costituendosi parte civile nei singoli procedimenti penali che verranno aperti dagli organi inquirenti e giudiziari competenti.