Pecoraro Scanio e Turroni alla protesta dei comitati contro i forni: “Dopo Kyoto bruciare gli scarti è una scelta contraddittoria”
Rinunciare agli inceneritori è possibile? Per Rete Rifiuti Zero sì, basta spingere al massimo la raccolta differenziata porta a porta, che ”potrebbe portare a ottenere rese di recupero fino al 75%”, dice la “rete” di comitati e associazioni, che chiede più sostegno a un nuovo sistema tariffario che premi la minor produzione di rifiuti, e un cambio di rotta nei sistemi industriali e distributivi per ”ridurre la produzione di imballaggi non riciclabili ed allungare il ciclo di vita dei beni di consumo”.
Rinunciare agli inceneritori è possibile? Per Rete Rifiuti Zero sì, basta spingere al massimo la raccolta differenziata porta a porta, che ”potrebbe portare a ottenere rese di recupero fino al 75%”, dice la “rete” di comitati e associazioni, che chiede più sostegno a un nuovo sistema tariffario che premi la minor produzione di rifiuti, e un cambio di rotta nei sistemi industriali e distributivi per ”ridurre la produzione di imballaggi non riciclabili ed allungare il ciclo di vita dei beni di consumo”.
Queste le parole d’ordine della “rete” di collegamento tra associazioni e comitati di cittadini che dicono no ai forni, anche ai termovalorizzatori che recuperano energia, chiedendo alle autorità  pubbliche di puntare più decisamente sulla raccolta differenziata spinta.
Per far sentire la propria voce la “rete” ha organizzato mercoledì 9 marzo un presidio a Montecitorio al quale hanno partecipato anche il Presidente del Sole che ride, Alfonso Pecoraro Scanio e il senatore dei Verdi e vicepresidente della Commissione ambiente a Palazzo Madama Sauro Turroni.
Dopo l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni, bruciare i rifiuti è ”una scelta contraddittoria”, afferma Pecoraro Scanio. Sotto accusa il Governo, che non solo ha recepito con un ritardo ”di oltre due anni la direttiva Ue – spiega Turroni – ma lo ha fatto in un modo che ancora una volta si favorisca l’incenerimento dei rifiuti” rispetto ad altre fonti realmente rinnovabili.
“Ogni chilo di rifiuti produce due chili di Co2”, sottolinea Turroni. E invece, il Governo, recependo la direttiva sulle rinnovabili ha stabilito – ricorda ancora in sostanza Turroni – che i rifiuti possano beneficiare di incentivi come se si trattasse di fonti rinnovabili come il sole o il vento.
Il comitato ricorda anche che se l’incenerimento non ricevesse incentivi statali non sarebbe in grado stare sul mercato.
Greenpeace pare l’unica associazione ambientalista di fama ad aver aderito alla manifestazione di oggi e alla campagna “rifiuti zero”. “Il nostro Paese Ã?Â- ha detto Vittoria Polidori – ha un piano obsoleto e incentrato sulla produzione di combustibile derivato da rifiuti (plastica, gomma, carta) e sulla sua successiva combustione. Mancano, ad esempio, gli obiettivi progressivi di raccolta differenziata, che oltre ad altri importanti benefici comporterebbero anche un guadagno per le tasche dei contribuenti”