Una volta, il viaggio in Europa era un’esperienza che richiedeva abilità  organizzative e soprattutto una preparazione paziente, così come oggi è richiesto per i lunghi viaggi in Paesi lontani dove le vie di comunicazione sono poco sicure. Il viaggio è sempre stato collegato ad un’esperienza di vita o ad una metafora della vita fin dai tempi di Omero quando, Ulisse veniva ritratto come il più saggio dei Greci grazie alle sue esperienze lontano da Itaca.
Dalla veste di pellegrino nel medioevo, il viaggiatore si riscopre nel 1500, è spesso un esponente dell’aristocrazia inglese e nutre interessi verso l’arte e la cultura specialmente quella dell’Italia Rinascimentale. Nel 1594, viene pubblicato il primo romanzo del genere escursionistico “The Unfortunate Traveller” di Thomas Nashe.

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Nel 1600, la nuova scienza di Francis Bacon, conferisce al carattere del viaggio un forte bisogno di conoscenza, di curiosità , d’osservazione, quindi si crea una vera e propria moda del viaggiare che assume le dimensioni di un fenomeno socio-culturale tra la gente benestante.
Nel 1700, la “voga” del viaggiare assume dimensioni tali che viene definito il secolo d’oro “del Grand Tour”, quando ogni persona di buona famiglia doveva concludere e coronare la propria buona educazione con una serie di viaggi attraverso rinomate città  d’Europa.
Dopo una pausa di circa 15 anni a causa delle guerre napoleoniche, il viaggio riprende con i motivi di canto ed esaltazione tipici dello spirito romantico nel 1800, ispirati per lo più da un paesaggio extraurbano. In questo secolo si sviluppa anche il viaggio organizzato, mosso da un’esigenza di evasione e di vacanza ; il termine turismo acquista un suo significato grazie alla costruzione delle prime ferrovie : andare in giro per l’Europa non è più un’avventura, ma assume la connotazione della vacanza. Da lì nacque l’idea di Thomas Cook, l’imprenditore che riuscì ad organizzare il primo viaggio collettivo, nel 1841 su di un breve tragitto nella stessa Inghilterra.
Nel 1900, il viaggiare assume una nuova connotazione: il pendolarismo e lo spostamento con i mezzi di trasporto fine a se stesso.
Fra i maggiori letterati che hanno scritto saggi e romanzi sui viaggi, si possono elencare :
Montaigne con “Journal de Voyage en Italie” (1580), F. Bacon con “Of Travel”(1612), Evelyn con “Diary” (1645), J. Addison con ” Remarks on Several Parts of Italy” (1705),
L. Sterne con “Sentimental Journey through France and Italy” (1768), V. Alfieri con
“la Vita” (1772), W. Goethe con “Italienische Reise” (1788), J.G. Seume con “l’Italia a piedi” (1802), C. Dickens con “Pictures from Italy” ( 1846).
Fra i vari scrittori che hanno viaggiato e conosciuto l’Europa, Seume si è distinto dagli altri per il suo modo di viaggiare, infatti la sua scelta è stata quella di attraversare l’Italia a piedi e perché ha mostrato particolare interesse per il territorio, anziché per le città  o i costumi.
Seume osserva, valuta le condizioni del regime idrogeologico e delle vie di comunicazione, specialmente in seguito alle precipitazioni atmosferiche, coglie il paese reale in ciò che è e ciò che potrebbe essere. Nel suo libro ” L’Italia a piedi”, in riferimento al Veneto scrive :
“In merito alle strade in genere permettimi un piccolo sfogo, forse però non superfluo.
E’ scandaloso che dal viaggiatore si pretendano scorte e pedaggi e che, pur pagando, egli riesca a stento a togliersi dal fango. Le strade sono uno dei primi compiti dello Stato, a cui invece, quasi ovunque, si provvede per ultimo.”
Se J.G. Seume, da “viaggiatore ecologico” descrive in modo severo e critico il territorio italiano con alcuni accenni alle strade, da altre fonti invece risulta che la viabilità  più affidabile, rispetto agli itinerari classici, si trovasse nei seguenti paesi: Inghilterra del Sud, Francia, Belgio e Italia del Nord.
Le strade erano descritte ben tenute e ricoperte di ghiaia, a volte lastricate, continuamente riparate e costeggiate da filari di alberi su entrambi i lati, che ben si prestavano a riparare i viaggiatori con la loro ombra ristoratrice.
Lo strumento di trasporto nei secoli scorsi era rappresentato dalla carrozza e per coloro che si apprestavano ad intraprendere un viaggio si offriva l’opportunità  di scegliere tra la carrozza padronale, la carrozza presa a noleggio con l’ingaggio del vetturino e la diligenza di posta.
Per quanto riguarda i pericoli e i disagi, questi erano spesso direttamente connessi con le cattive condizioni delle strade e talvolta con la guida spericolata e inesperta di alcuni vetturini.
Era frequente che le carrozze subissero dei guasti meccanici agli assali, la rottura delle cinghie di sospensione e delle molle, nonché quella delle ruote, con gravi conseguenze per i passeggeri in seguito a ribaltamenti e rovesciamenti nelle scarpate.

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